di Richard Mutt

Nell’articolo sull’arte Sacra a Pistoia negli anni ’70 ci siamo soffermati ad analizzare la figura e l’opera, Natività ’77, di uno degli artisti pistoiesi più eclettici e innovativi del panorama toscano, Flavio Bartolozzi. In esso abbiamo accennato all’importanza di Pistoia e della Toscana nella storia dell’Arte italiana ed europea, in particolar modo di quella “Sacra”, e alle influenze esercitate dai maestri toscani sulle generazioni successive, soprattutto quelle moderne e contemporanee. Come questo sia stato possibile è stato già spiegato dagli storici dell’arte, il mio compito invece è di continuare a narrare la storia del divenire e del farsi di quel “nuovo senso del sacro”, le cui radici affondano proprio in quella tradizione, quale intima e profonda risposta dell’uomo ad una delle tragedie più abissali della sua storia: le due Grandi Guerre Mondiali e le aberrazioni prodotte dal nazismo e dal fascimo(la carneficina di giovani vite sui campi di battaglia, i genocidi di intere popolazioni e la violenza contro i loro oppositori). 

La storia infatti prosegue negli anni ’80, quando il gruppo del Ricreatorio del “Tempio” decide di far convergere le avanguardie toscane nel loro progetto di socializzazione ed evangelizzazione delle masse. Infatti la loro idea di fondo, semplice ma efficace, era quella alla base della filosofia cristiana: la comunicazione diretta dei valori di fondo e la grande carica innovativa del messaggio di Cristo, attraverso il ripristino del rapporto tra fede e arte, il cui linguaggio immediato si era da sempre dimostrato insostituibile nella sua funzione espressiva. La prima importante occasione fu la realizzazione nel 1983 di una mostra itinerante di bassorilievi: 14 “tondi” esposti a Lamporecchio, Quarrata, il battistero di Pistoia, il “Cenacolo” di Santa Croce a Firenze, che vide protagonisti 14 fra i maestri scultori toscani più importanti sul tema della Via Crucis (Ajello Sandra; Bartolozzi Flavio; Benelli Bruno; Benvenuti Sergio; Berti Antonio, maestro di molti di loro, meglio conosciuto come “lo scultore dei Papi” e di molti personaggi famosi del ‘900; Caserta Salvatore; Del Debbio Giuseppe; Di Tommaso Antonio; Duprè Amalia; Francioni Francesco; Lucacchini Romano; Nocentini Anna; Porcinai Silvano; Tommasi Marcello.
Particolarmente significativa fu la mostra delle formelle tenutasi al Museo di Santa Croce in Firenze (novembre 1983), in occasione del cinquantesimo anno di elevazione della stessa chiesa a Basilica, con allestimento a cura della Rivista “Città di Vita”, bimestrale di religione, arte, scienza. L’iniziativa era rivolta in particolare ai giovani. Si legge infatti sull’invito: “Firenze e la Pace” – I giovani e il rifiuto della violenza. La Pace bene supremo della persona e della società. Una lunga e rilevante storia quella del “Tempio” di Pistoia che, divenuto finalmente nel 1988-’89 Centro Culturale, ripropose non a caso quella stessa mostra nella Chiesa di San Cristoforo a Lucca, durante la manifestazione “Pellegrini dell’Assoluto”, ponendo al centro del progetto culturale e sociale i giovani, perché la loro passione per la vita e la loro speranza poteva dare all’umanità la spinta necessaria ad un cambiamento profondo e dunque al superamento della violenza. I 14 bassorilievi destinati alla Chiesa del “Tempio”, rimasero invece al Centro Culturale in attesa della loro giusta collocazione, e solo dopo vent’anni la trovarono nella Chiesa di San Paolo in Pistoia.

Ma le iniziative artistiche e culturali di sensibilizzazione sociale del “Tempio”, e dei suoi operatori di Pace Don Siro Butelli, Flavio Bartolozzi, Ugo Barlozzetti, Antonio Frintino, Alberto Marini, ai quali alla fine degli anni ’70 si aggiunse Mario Agnoli, non si erano concluse. Infatti per i cattolici pistoiesi, e non solo, le 12 Stazioni della via Crucis di San Paolo (insieme a Natività ’77), rappresentarono l’inizio di quel processo di profondo rinnovamento generale e di rinascita alla vita di un’umanità battuta ma non vinta, che aveva avuto l’avvio nel primo dopoguerra, in seguito alle immani sciagure provocate dalla violenza dei regimi totalitari fascista e nazista, dalla guerra da essi messa in atto, e dagli avvenimenti storici successivi.
Negli anni seguirono moltissime iniziative fra le quali l’Omaggio a Magnelli, mostra-convegno itinerante fra Pistoia, Firenze, Francia e Romania, sull’arte e la poesia dell’indiscusso maestro dell’astrattismo lirico internazionale, quali veicoli di Pace, solidarietà, cooperazione e amore per la bellezza del sapere, alla quale diedero il loro contributo poetico, fra gli altri Giovanni Raboni, Mario Luzi, Edoardo Sanguineti, Franco Loi, Mario Lunetta, Marco Guzzi, Yves Bonnefoy, Jean Charles Vegliante, Adrian Popescu (1981, 1988, 1991, 2004, 2005, 2009, 2010).
Negli anni successivi fu poi realizzata la mostra d’arte e poesia “Angeli” (2001) alla quale erano presenti fra gli altri con le loro opere artistiche Flavio Bartolozzi, Lamberto Pignotti, Iorio Vivarelli, Robert Godfrey, Philip Pavia, Paul Russotto. Ma fra tutte la più significativa fu senza dubbio “Un segno per la Pace”, disegni di Flavio Bartolozzi su “I disastri della Guerra” di Goya (Museo del Tau-Pistoia; Museo di Murlo; Accademia Nazionale di Arte e Design e Museo Nazionale di Arte di Cluj-Napoca-Romania, 2002), da lui già esposti a Naxos-Grecia (1980); Piazza della Signoria-Firenze, manifestazione indetta dal Tribunale dei Popoli (1982); Colonia (1984).

Gli operatori del “Centro Culturale”, come si può ben comprendere erano guidati da un radicale spirito “umanistico” fortemente ancorato all’insegnamento evangelico e della cultura classica. Sotto l’influsso potente del demone della Pace, questi realizzarono nel loro piccolo il grande sogno di riconciliazione degli uomini attraverso “il fare quotidiano”, fra la gente, che li univa idealmente ai più grandi personaggi di tutte le epoche storiche. Il punto nodale dunque era dare continuità a quell’incontro, un altro passo avanti nel divenire dell’umanità. La figura di Cristo in tal senso era emblematica. Egli infatti era stato uno dei maggiori filosofi-utopisti di tutti i tempi, alla stessa stregua di Buddha, Zoroastro, Gandhi, (quest’ultimo parlò spesso dell’esemplarità del Cristo nei sui discorsi). Lui stesso si era fatto “Utopia” (u-thopos, non-luogo) che è allo stesso tempo eu-thopos (luogo della felicità), e in quanto forza dello spirito viva e rivificante, di quel senso sacro che è in ogni uomo, era divenuto amore e speranza, coscienza delle più profonde aspirazioni dell’umanità. La Via Crucis dunque non si poteva leggere più solo come il momento finale e tragico della vita del Cristo, ma come monito affinchè quel sacrificio violento e disumano, così come molti altri nella storia dell’umanità, non potesse mai più ripetersi. Il che significava una sola cosa: impegno a costruire un mondo nel quale fosse possibile esprimere le ragioni dell’essere entro e oltre i confini dell’uomo, quella che i greci chiamavano “politeia”, che per la filosofa ebrea Hannah Arendt era il momento più alto di espressione dell’umanità, in quanto autoaffermazione volontaria degli individui e dei popoli nella partecipazione alla vita pubblica. “La nonviolenza è antica quanto le montagne” ebbe a dire Mohandas Karamchard Gandhi, in un suo articolo sul settimanale Harijan, del 28/03/1936, ma noi sappiamo molto bene che un nuovo mondo a misura d’uomo è ancora di là da venire: Humanitas iustitiam nosquam renuit grandem malignitatem conoscendo. Perciò quella fiamma e luce di verità e sapienza, che disse Baudelaire(“I Fari”)ha illuminato l’umanità nei secoli verso una cultura di Pace e il superamento della violenza, deve passare alle nuove generazioni di uomini di buona volontà perché “La nonviolenza è ancora in cammino”.

[...]La nonviolenza è la legge della nostra specie, come la violenza è la legge dei bruti. Lo spirito giace in letargo nel bruto, ed egli non conosce altra legge che quella della possanza fisica. La dignità umana chiede che si obbedisca ad una legge più alta: alla forza dello spirito…La nonviolenza affonda le sue radici nell’amore…e la cosa più difficile non è amare chi ci ama. Amare il proprio nemico questo sì è difficile. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo[...].
(Mohandas Karamchard Gandhi, Young India,1920, 1927)

27[...]Ma io dico a voi che udite: Amate i vostri nemici; fate del bene a coloro che vi odiano. 28 benedite coloro che vi maledicono e pregate per coloro che vi maltrattano. 29 Se qualcuno ti percuote su una guancia, porgigli anche l'altra. A chi ti porta via il mantello, non impedirgli di prenderti anche la tunica. 30 Da a chiunque chiede; e a chi ti toglie il tuo, non glielo ridomandare. 31 Ma come volete che gli uomini facciano a voi, così fate a loro. 32 Ma se amate coloro che vi amano, che merito ne avrete? Poiché anche i peccatori amano coloro che li amano. 33 E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, qual merito ne avrete? Poiché anche i peccatori fanno lo stesso. 34 E se prestate a coloro dai quali sperate di riavere, che merito ne avrete? Anche i peccatori prestano o ai peccatori per riceverne altrettanto. 35 Ma Amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete i figli dell'Altissimo perché egli è benigno verso gli ingrati e i malvagi. Siate dunque misericordiosi, come anche il Padre vostro è misericordioso[...] 38 Date e vi sarà dato: una buona misura pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata in seno, perché con la misura con cui misurate sarà altresì misurato a voi[...]. 45 L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae il bene, e l’uomo malvagio dal tesoro malvagio del suo cuore trae il male, perché la bocca di uno parla dall’abbondanza del cuore[...] 48 Egli è simile ad un uomo che costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto il fondamento sulla roccia, è venuta una piena, il torrente ha investito quella casa, ma non l’ha potuta scrollare perché era stata fondata sulla roccia[...]
(Vangelo secondo Luca, 6, 17-49, Il sermone ai piedi del monte) 

Immagine: Antonio Berti - Formella XII Stazione Via Crucis in San Paolo