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ASC NEWS

12/07/2017
Paese Poesia luglio 2017 - Belvedere Ostrense

Il maestro Carlo Iacomucci, recentemente, ha partecipato, in qualità di ospite, alla decima edizione del premio di poesia dedicato a "Biagino Casci" a Belvedere Ostrense, per aver illustrato, con una sua opera, la copertina del librocatalogo dove sono riportate le poesie dei premiati, l'invito cartaceo e il manifesto.
Per l'occasione, l’artista ha donato due sue opere incise, che sono state consegnate, come premio, ai finalisti del concorso. In segno di riconoscenza, sono state dedicate all’'artista Iacomucci sei pagine all'interno del librocatalogo "PaesePoesia 2017", contestualmente ad un breve testo critico della dott.ssa Patrizia Minnozzi (laureata in giurisprudenza, vive a Macerata. Ama l'arte, la fotografia,e la tecnologia).

L'incisore Carlo Iacomucci nasce nel 1949 a Urbino, città in cui, con serietà e costanza, ha potuto avvicinarsi, per gradi e per avvio naturale, alla grande tradizione della scuola urbinate, che porta avanti da circa 40 anni. Nella sua città natale, riceve la prima formazione artistica presso l’Istituto Statale d’'Arte, meglio noto come Scuola del Libro. Tra il 1969 e il 1970 vive a Roma, dove frequenta stamperie d’arte, studi e ambienti artistici, maturando la passione per l’'incisione e, in modo particolare, per l’'acquaforte. Si iscrive quindi al Corso Internazionale della Tecnica dell’'Incisione Calcografica che si tiene sempre ad Urbino.
La necessità di approfondire, lo stimola poi a frequentare, per soli due anni, la sezione di pittura dell’'Accademia di Belle Arti della stessa città. Nel 1973 inizia la sua esperienza didattica, che prosegue fino al 2008: insegna Discipline Pittoriche all’'Accademia di Belle Arte di Lecce, poi al Liceo Artistico Statale di Varese ed infine all’'Istituto Statale d’'Arte di Macerata, dove vive ed opera. Dal 1972 ha partecipato a numerose collettive e personali sia in Italia che all'estero, realizzando anche edizioni d'arte con acqueforti. 

Immagine: Carlo iacomucci - Il giglio di San Giuseppe




22/12/2016
CIBO CARTE e ARTE - Mostra di Artisti Contemporanei dalla collezione di ASC Arte Sacra Contemporanea

Domenica 8 gennaio 2017
Ristorante Il Clandestino
Via Rosmini 5
Stresa VB - Italia

Nella splendida cornice del Verbano, presso il rinomato Ristorante di pesce “Il Clandestino” dello Chef Franco Marasco, avrà luogo l’evento “CIBO CARTE e ARTE” che comprende, una mostra di opere d’arte di Artisti Contemporanei Italiani ed Internazionali della Collezione ASC Arte Sacra Contemporanea, un pranzo esclusivo a base di pesce ed il Torneo di Burraco del Lago Maggiore. In mostra opere di giovani artisti e di artisti affermati: Ilaria Forlini, Nicola Liberatore, William Xerra, Antonio Spanedda, Gabriele Di Maulo, Nina Paley, Alberto Gianfreda, Giovanni Morgese, Silvia Venuti, Federico Cozzucoli, Stefano Pizzi, Bios Vincent, Vieri Parenti, Tarshito, Debora Fella, Florine Offergelt, Enrico Del Rosso e Mauro De Carli, oltre ad un’opera grafica di Picasso. A scopo divulgativo, è disponibile una brochure dell'evento contenente tutte le informazioni sulle opere e sugli artisti e che verrà distribuita al pubblico che interverrà all’evento, per far conoscere il mondo dell’arte contemporanea e tema sacro e non 
www.associazioneculturalecreati
va.
it/processed/20161212-124957-KTIGR-NAS.pdf. L’evento si aprirà con l’inaugurazione della Mostra d’Arte e la visita guidata alle opere in esposizione, a cui seguirà il pranzo, il torneo di Burraco del Lago Maggiore ad invito riservato ai soci di ACC e la premiazione finale. Tra le opere esposte 4 verranno selezionate e assegnate, durante la premiazione, ai vincitori del Torneo. Le opere resteranno in visione al pubblico fino a lunedì 16 gennaio 2017 con orario ore 10,00-12,00 presso il Ristorante Il Clandestino di Stresa. Partner dell’iniziativa: Dal Negro, Luigi Francoli Grappe, Torraccia Del Piantavigna, Bottega della Cornice, Il Clandestino Ristorante di pesce.

Per informazioni:
info@associazioneculturalecreativa.it




25/10/2016
Un'esposizione dei maestri e dei migliori allievi dell'Accademia di Brera all'University of Art and Design di Joshibi, Tokio

Tra il 3 e il 18 di novembre p.v. nell’ambito delle celebrazioni per il 150° Anniversario delle Relazioni tra il Giappone e l’Italia una delegazione dell’Accademia di Belle Arti di Brera composta dal Direttore prof. Franco Marrocco, dal Responsabile per le Relazioni Esterne prof. Stefano Pizzi e da due allievi della Scuola di Pittura, Francesca Vitali e Simone Parise, si recherà a Tokio presso l’University of Art and Design.

La missione, organizzata dai proff. Stefano Pizzi e Tetsuro Shimizu prevede i seguenti principali appuntamenti:

- L’inaugurazione dell’esposizione “Opere dei Maestri di Brera e dei loro migliori allievi”:
- Franco MARROCCO
- Italo BRESSAN – Barbara Canali
- Roberto CASIRAGHI – Flavia Albu
- Giorgio CATTANI – Maria Castagna
- Italo CHIODI – Alice Fiorelli
- Marco CINGOLANI – Pietro Andrico
- Angelo Antonio FALMI – Gabriele Quarta
- Ignazio GADALETA – Saeed Naderi
- Renato GALBUSERA – Francesca Vitali Boldini
- Omar GALLIANI – Carolina Corno
- Gaetano GRILLO – Wang Hao
- Giordano MONTORSI – Lara Ilaria Braconi
- Stefano PIZZI – Simone Parise
- Simona UBERTO – Erika Costa
- Dany VESCOVI – Letizia Prestipino

- La partecipazione ai work-shop di produzione tradizionale giapponese della carta e dei pigmenti.
- La tenuta di conferenze sull’Alta Formazione Artistica in Italia e a Brera a cura del Direttore prof. Marrocco e del prof. Pizzi.
- La tenuta di una conferenza sulla propria ricerca e di un workshop del prof. Pizzi, coadiuvato dagli allievi Parise e Vitali ed alcuni allievi di Pittura di Joshibi, nell’ambito del quale realizzerà un’opera che verrà donata alla quadreria dell’Università.
Nel mese di gennaio del 2017 una delegazione dell’University of Art and Design di Joshibi sarà ospite dell’Accademia di Brera con un analogo programma.
L’Accademia di Belle Arti di Brera e l’University of Art and Design di Joshibi hanno firmato nel corso del 2016 un accordo bilaterale che prevede, oltre agli scambi culturali, la possibilità per gli studenti di entrambi gli atenei di frequentare i corsi dell’istituzione partner.




13/09/2016
La chiesa di Santa Croce in Padova Presentazione della guida

Dopo alcuni anni dalla pubblicazione della guida del Torresino, esce il secondo numero della collana I luoghi dell'arte e della fede, dedicato alla chiesa di Santa Croce in Padova.

La chiesa di Santa Croce in Padova
a cura del Museo Diocesano di Padova
testi di Patrizia Dal Zotto

La guida sarà presentata al pubblico giovedì 15 settembre, ore 21.00, presso la Sala del Redentore in Corso Vittorio Emanuele II, 174, in occasione della Festa della Comunità della parrocchia di Santa Croce.

Interverranno
Andrea Nante
Carlo Cavalli
Patrizia Dal Zotto

L'ingresso è libero.

Il Museo è aperto con in seguenti orari:
da giovedì a sabato 15.00-18.00
domenica 10.30-13.00; 15.00-18.00

 




14/06/2016
IOTIAMO Capsula del Tempo di Antonio Spanedda

Il progetto artistico IOTIAMO dell'artista novarese Antonio Spanedda si arricchisce della CAPSULA DEL TEMPO concepita come un’opera d’arte per viaggiare nel futuro. In questa declinazione tecnologica e creativa del progetto d'arte contemporanea IOTIAMO i giovani sono inventori del proprio futuro, attori protagonisti, futuri spettatori e portatori di emozioni positive per cambiare il mondo.
E’ già stato provato che i viaggi nel futuro sono potenzialmente possibili. Le basi concettuali dei viaggi nel tempo affondano le proprie radici nella teoria, ben verificata, della Relatività Generale di Einstein, di cui a breve ricorre il centenario. Un filo conduttore che unisce lo studio di un possibile viaggio nel tempo nel macrocosmo e microcosmo sono proprio le CTC, ovvero quei percorsi temporali chiusi che connettono il passato e il futuro in modo circolare, consentendo una violazione della cronologia, ma pur preservando il principio di causalità. 
Per Spanedda IOTIAMO Capsula del Tempo è un esperimento artistico, e riguarda un tipo di viaggio nel tempo molto diverso da quello previsto dalla relatività generale e dalla meccanica quantistica. In questo progetto possono partecipare tutti coloro che desiderano viaggiare nel futuro attraverso un'opera d'arte, diventando attori protagonisti oltre che futuri spettatori. A differenza delle capsule del tempo che solitamente sono sotterrate, IOTIAMO 2045 Capsula del Tempo è un'opera visiva, da esporre nella scuola, in un'abitazione, in un museo.
Il primo "viaggio nel tempo" è stato fatto con i bambini della Scuola Primaria dell’Istituto Maria Ausiliatrice di Novara il 20 novembre 2015. I bambini hanno partecipato con entusiasmo al primo Happening della Capsula del Tempo, ed hanno registrato i loro video messaggi per il futuro.
Grazie a questo progetto l'artista ha incontrato molti giovani ed ha scoperto che moltissimi di loro credono ancora nell’amore, nell’amore per la vita, per i genitori, per gli amici. Sono più attenti alle persone, alle diversità, all’ambiente ed essendo capaci di inventare nuovi linguaggi, sono molto creativi. 
Essi sono la prima generazione globale, con valori e modi di pensare convergenti, e per questo motivo hanno bisogno di un riconoscimento sociale.
"IOTIAMO 2045 Capsula del Tempo" con una cerimonia ufficiale il 21 maggio 2016 è stata consegnata all'Istituto Maria Ausiliatrice di Novara che avrà il compito di custodirla fino a quando verrà riaperta il 24 ottobre 2045.
La capsula è stata registrata al Collegio Oglethorpe The International Time Capsule Society ad Atlanta U.S.A. 

Al fine di raccogliere fondi per portare questo progetto ad altri bambini in altre scuole italiane è stato attivato un crowdfunding su www.eppela.com. Per ogni donazione sono previste delle ricompense.

Saper ascoltare e valorizzare il mondo giovanile è un dovere primario di tutta la società.




24/03/2016
L’arte del fare GIANNINO CASTIGLIONI Scultore

Giovedì 31 marzo alle ore 18 alla Biblioteca Ambrosiana (Piazza Pio XI, 2 Sala delle Accademie) verrà presentato il volume  L’arte del fare GIANNINO CASTIGLIONI Scultore (Skira editore). Il bellissimo libro è il risultato delle recenti ricerche rivolte alla rivalutazione dell’attività di Giannino Castiglioni (Milano 1884 – Lierna 1971), uno tra i più importanti pittori, incisori e scultori del Novecento italiano. L’opera, curata da Eugenio Guglielmi, attraverso testimonianze dirette e studi monografici di giovani e accreditati studiosi, nonché inediti materiali d’archivio, mette in evidenza la formazione dell’artista e il suo rapporto con l’ambiente milanese nel clima culturale a cavallo tra il tardo simbolismo ottocentesco e il nascente Liberty. Particolare attenzione viene data alla formazione di Castiglioni presso l’Accademia di Brera e alle opere che lo resero celebre, tra cui ricordiamo quelle presenti al Cimitero Monumentale, i Sacrari dedicati ai Caduti della Prima Guerra Mondiale e la Porta del Duomo di Milano. Un capitolo riguarda, infine, lo studio dei 350 gessi conservati presso il Comune di Lierna, dono degli eredi, nell’ottica della creazione di una Gipsoteca da inserire nei percorsi provinciali e regionali lombardi.

INGRESSO LIBERO 


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24/03/2016
PASQUA E PASQUETTA APERTI TUTTI I GRANDI MUSEI STATALI

In occasione delle prossime festività di Pasqua e del Lunedì dell’Angelo i musei, le aree archeologiche e i luoghi della cultura statali resteranno aperti. Domenica 27 e lunedì 28 marzo i grandi musei statali rimarranno aperti, rispettando il normale piano tariffario. Una apertura straordinaria in tutta Italia dagli Scavi di Pompei alla Pinacoteca Brera, dal Castello di Miramare di Trieste al Museo Nazionale Archeologico di Napoli, da Paestum agli Uffizi, dal Foro Romano e Palatino al Cenacolo Vinciano, dalla Reggia di Caserta al Colosseo, dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma ai Musei Reali di Torino, dal Museo d’Arte Orientale di Venezia a Castel Sant’Angelo, dal Museo Egizio al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

Per informazioni:
http://www.beniculturali.it/
mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti
/MibacUnif/
Comunicati/visualizza_
asset.html_1151786380.html

 




27/02/2016
La Misericordia Spettacolo teatrale di e con Lucilla Giagnoni

Lunedì 29 Febbraio 2016, h 21:00
Chiesa di San Graziano
Arona (NO), Italia

"Beati i Misericordiosi, perché riceveranno Misericordia"

A partire dalla Misericordia come virtù della reciprocità, l'interpretazione di Lucilla Gianoni ci guiderà in un percorso antropologico e spirituale: la beatitudine evangelica della Misericordia si erge a virtù morale e condivisa del vivere civile. La rappresentazione dell'incontro tra fede e dimensione civica nella vita di comunità prende forma sullo sfondo del Duomo e del Palazzo della Ragione, luogo d'intreccio tra l'autorità religiosa e il potere civile, per celebrare un valore condiviso, quello di Misericordia appunto, le cui radici affondano nella storia antica. A cura di: Vicariato dell’Aronese; Parrocchia di Arona; Associazione Partecipazione e Solidarietà.




25/02/2016
L’ENERGIA DEL FEMMINILE NEL BUDDHISMO TIBETANO

SABATO 5 MARZO 2016 - dalle ore 11 alle ore 13 e dalle ore 14 alle ore 16
CELSO - ISTITUTO DI STUDI ORIENTALI
Dipartimento Studi Asiatici
Archivio Arti Contemporanee
BSA Biblioteca di Studi Asiatici
Galleria Mazzini 7 – 16121 Genova - Italy

Il seminario "L'Energia del Femminile nel Buddhismo Tibetano" che si terrà sabato 5 marzo nelle fasce orarie 11-13 e 14-16, verterà sui temi Le forme del divino femminile, Le divinità ‘naturate di spazio’, Archetipo femminile e materno e Donne di illuminazione, e sarà a cura della Prof.ssa Carla Gianotti, tibetologa, docente di lingua e cultura tibetana, autrice di numerose pubblicazioni tra cui: "Donne di illuminazione: Dakini e demonesse”, Madri divine e maestre di Dharma" (Ubaldini),  “La vita di Milarepa” (UTET), prima versione italiana della vita di Milarepa condotta sull’originale tibetano,  “Il Grande Sigillo: la conoscenza originaria di Maha Mudra” (Mimesis), “Cenerentola nel paese delle nevi” (Utet). Il Seminario e' ad iscrizione.

Per informazioni:
tel [+39] 010586556
info@celso.org
www.celso.org




25/02/2016
Symbols

4 – 26 marzo 2016
Genova Palazzo Ducale - Fondazione per la cultura
Sala Dogana
Piazza Matteotti, 9
Genova, Italia

Inaugurazione venerdì 4 marzo, ore 18
Orario: mar-dom ore 15-20 Ingresso libero

16 incisori hanno riletto in chiave contemporanea i simboli dei monumenti funerari presenti in alcuni cimiteri monumentali europei e 10 tra musicisti e danzatori ne hanno tratto coreografie. Dopo le residenze d’artista di Avilés e di Dundee realizzate all’interno del progetto Symbols, una mostra evocativa nata dalle suggestioni dell’arte funeraria.

Per informazioni:
palazzoducale@palazzoducale.
genova.it
www.palazzoducale.genova.it



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21/11/2013
RINALDO INVERNIZZI - Paesaggi di Risurrezione

<<Nel sogno ero diventato piccolo, piccolissimo. Era tutto buio. Allora vidi una finestra (una porta?), ma più mi avvicinavo e più rimpiccioliva, anzi si stringeva. Quando fui vicino era ormai soltanto poco più che un buco di serratura, per cui quando sbirciai dentro mi sembrava pure di spiare! Ma ecco che lì vidi un altro mondo, bello come l'infinito: credo che fosse il paradiso. Dopo qualche istante staccai il volto perchè non vedevo quasi più nulla, allora mi girai, ora era più chiaro, e camminai verso un'uscita. Come stordito mi girai a riguardare lo spiraglio del paradiso. E pieno di stupore vidi nella penombra la ferita aperta sul costato di un Cristo, splendente di rosso carmino>>. Rinaldo Invernizzi

Contributo critico di Andrea B. Del Guercio nel catalogo "Rinaldo Invernizzi Paesaggi di Risurrezione":

Percorso nel sacro
(.....) Posizionandosi all'interno del tessuto <<sacro>> dell'arte, l'artista appare coinvolto in un percorso culturale e quindi in un processo creativo in cui vanno ad agire l'infinito peso dell'esperienza spirituale delle origini e della sua storia, con l'originalità che si rinnova nell'individualità; ritengo che non si debbano porre distanze tra l'arte sacra antica e quella contemporanea, così come tengo, costantemente e sempre con maggiore certezza, a non vedere ostacoli né separazioni tra il patrimonio e l'attualità; un percorso di arricchimento per intuizione e per partecipazione elaborato non solo nella collocazione all'interno di un unico settore teologico. (....)

Di Cristo o del Costato
Colgo immediatamente alcuni fattori sui quali si fonda e si articola il sistema linguistico predisposto in questa fase espressiva da Invernizzi; mi colpisce la notevole e sistematica produzione su un costante formato tendente al quadrato; all'interno di ogni opera dialogano e tessono relazioni simboliche il gesto-segno e la materia cromatica. La forma delle tele e il loro forte e insistito sistema di ripetizione iconografica, occupano e caratterizzano, invadono lo spazio; si apre un caleidoscopio di immagini che si inseguono, dove ogni nuova <<immagine>> svela e rivela solo e attraverso il frammento, come forma di apprendimento attraverso la porzione simbolica; la forma quadrata spinge a una concentrazione della fruizione e articola al suo interno il sistema linguistico di relazioni del racconto. Risale al 2000 il torso d'uomo-tronco di una vita plasmata tra il vigore e la sofferenza; è un'opera ancora marcatamente figurativa ma è già il colore ad assumere attraverso valenze simboliche del legno, nel busto e nelle forme spezzate delle braccia, la severità di un dolore, di uno strazio simbolico, impresso con valore rappresentativo non del singolo, ma dell'intera umanità; si aggiungono i particolari piu dolorosi attraverso il continuo gioco del segno che sottolinea e incide, delimita e restringe, e una materia che si espande ora fonte divina di luce, ora sostanza umana che soffre oscura. (....) Un'opera che, da questo ciclo del dolore estremo, risulta perfetta e definitiva, quasi posta a chiudere una stagione dell'umanità, una storia che dopo duemila anni non sembra cambiare, né poter evolvere ma solo ripetersi sempre sotto le stesse forme e gli stessi sentimenti. Gli sviluppi successivi subiscono una forte accelerazione nella definizone dei valori espressivi, in cui la materia cromatica si arricchisce e si esalta, condivide una stato di conflittualità e di contrasto; il dato del nero, bituminoso e inattraversabile, sembra in grado di definire gli stretti margini della realtà umana; il nero è la forma di maggior dolore di quello dello stesso corpo offeso, essendo un <<territorio>> in cui la sofferenza non sembra in grado di penetrare, di essere compresa. All'interno dello spazio di vita, materia e colore animano dialetticamente l'esistenza, l'essere e lo stare; i rossi si sono estesi sui marroni per cui la materia umana appare territorio e vita, energia che palpita e reagisce, combatte per la propria sopravvivenza;dal buio si affaccia un'autostrada di energia vitale come tronco e fiume, mentre le braccia-rami come affluenti si ricongiungono. (....)

Il Calice
A questo ciclo Invernizzi è giunto con la volontà di concentrare nell'intensità dell'icona di colore-materia il valore salvifico, la speranza di salvezza, l'apertura verso la vita, tra le sue gioie e la qualitò dell'esperienza che in essa si consuma. Grandi pale di rosso in estensione sempre pronto a uscire, a superare i limite dello spazio; forme di materia cromatica che si impongono, che travalicano monumentali; rossi non più del dolore vorace ma rappresi nella materia che tutto invade e definisce, che copre e scalda; rossi che parano di un calore concettuale, colti oltre l'umana esperienza ed estratta dalla cultura interna del fare dell'arte; rossi che si distribuiscono e si estendono nel sistema delle forme; un rosso a tratti acceso dalla particolare incidenza della luce; rosso infine liberato dal segno, qui autonomo rispetto a ciò che sottolinea, che definisce e limita. Un sistema espressivo nuovo per Invernizzi, caratterizzato dal desiderio di estensione mentale dei valori cromatici e a cui risponde anche l'impiego del giallo, inteso nelle sue specificità interiori e senza dipendenza simbolica diretta nella luce e nella simbologia della speranza; giallo che accende e sollecita, che evade ed esalta come traccia cometa. Il giallo materia che attraversa e conduce, che scavalca e travolge la staticità del tempo e dello spazio raccolto e racchiuso; giallo dipinto a grandi pennellate, che si estende nella materia dell'opera. A piccoli tratti appaiono improvvisi e ulteriori tasselli del percorso espressivo, le forme di azzurro e di bianco, dove la luce-colore sembra spaccare, tranciare di netto, la superficie monotona, avvolgente della materia. Anche questo ciclo pittorico, forse con più intenzione astratta e valenza simbolico-concettuale, presenta la forza e le dimensioni teologico-liturgiche dell'arte sacra antica, si riporta con la sua staticità alla fissità monumentale delle originei più lontane nel tempo spirituale, e ancora nel rigore della forza silenziosa dei grandi decori musivi, negli estesi cicli di mosaici tra absidi e catini paleocristiani, lungo le ampie pavimentazioni. Si afferma con il calice un ciclo pittorico che conferma nella volontà di fissità il suo maggior valore, che in se stessa si concentra, si sofferma e si stabilisce perché il pensiero dell'uomo viva l'esperienza della fede nella tensione della bellezza che dialoga.

La Croce
Lo sguardo del pittore si porta rapidamente sul primo piano e configura il suo stato di partecipazione espressiva attraverso il particolare strutturale del supporto plastico della Croce romana, squadrata con il netto rigore dei piani frontali e laterali; in forma di particolare pittorico Invernizzi si attesta sull'apice che coglie la descrizione all'incontro tra i due distinti monoliti, tra verticalità e orrizzontalità; lo sguardo indaga, si sofferma, appunta analitico con brevi spostamenti dell'obiettivo, documenta a poca distanza e consegna alla nostra visione partecipata il sistema di relazioni simboliche di uno spazio ormai abbandonato dal corpo, dall'umanità sofferenza del dolore. Non un'opera dedicata alla Croce ma un ciclo di opere, di quadri che anche in questo caso si inseguono,  che si affastellano, scanditi lungo un processo creativo e una fruizione condivisa; il singolo elaborato vive come frammento visivo di un racconto che si sofferma arricchendosi esperienzialmente sempre e continuamente sulla stessa architettura, sul medesimo simbolo, sulla medesima materia cromatica. Il rosso è il legno di materia impastata, in cui la fibra si configura attraverso la presenza dei suoi simboli di vita; il rosso che soppravenendosi rispetto al marrone sottostante, ricorda la fibra accesa dell'albero di ciliegio, mentre i suoi frutti suggeriscono la laccatura ortodossa; ancora il cotto rosso della civiltà popolare che nle sole vede la vita; così lungo le due traverse superiori e la testa del grande trave centrale si accende la rifrazione del sole e con esso la speranza. (....)

Il Sepolcro Aperto e i Paesaggi della Risurrezione
Un breve ciclo di opere di più raccolto formato è dedicato, in un clima policromo vivace, alla realtà di un Sepolcro Aperto, di uno spazio <<liberato>> dalla condizione della morte e riconsegnato alla vita; è il colore che si fa spazio nel rigore ancora dell'architettura a suggerire la sua Rinascita, l'acquisizione di un nuovo stato, la frequentzione di unanuova condizione. Così come fu per il blu ad apparire nei brevi ritagli delle ultime Croci, nell'ospitalità avvolgente del Calice, in queste opere sono i gialli e i verdi a intervenire con particolare accensione e forza sia sul piano simbolico altro e con incidenza psicologica sulla percezione. Con queste nuove opere, Invernizzi dimostra di aver ulteriormente maturato il suo sistema linguistico e di aver dato vigore e significato concettuale al suo percorso d'indagine; il colore si fa forma autonoma, spazio individuale di di massa e di superficie, geometria e materia, reltà fisica e testimonianza di una spiritualità che palpita, che vive, che vuole essere frequentata. In particolare é la presenza anomala del rosa, poco sistituzionale nella religiosità simbolica, a sancire questo passaggio di valori e di esperienza attraverso la cultura dell'arte. I Paesaggi della Risurrezione sono racchiusi in un nuovo e intenso ciclo di quadrati di ferro-colore; ogni singolo paesaggio si afferma silenzioso dettagliato dalla severità dei grigi che si sommano, tra le superfici che si susseguono verso le brevi aperture notturne, tra il bagliore della luna e le rifrazioni di essa nello spazio infine ritagliato e divaricato del blu. Non più l'urlo dei rossi e dei gialii, ma ancora il colore con valore specifico e autonomo di se stesso rispetto alla realtà del racconto e della descrizione; si afferma una proliferazione di grigi posti da Invernizzi tra il cielo e la terra, predisposti lungo la successione prospettica dello sguardo, dettagliati nella singola massa uniforme; grigi che vivono una propria vita interna appena solcati dalla leggerezza, dalla trattenuta ma non timida presenza di sfumature rosa, verdi, viola e gialle; il verde, colore a piccoli tratti già presente nei precedenti cicli, qui si contamina con intento quaso naturalistico con il giallo e fluisce morbido a spegnero lo spessore inattraversabile del grigio metallico. Pagine di ferro determinate dalla prospettiva intensa di una Risurrezione, di un percorso attraverso la nebulosità della materia cromatica, e del raggiungimento di sua forma descritta e ritagliata nella luce; una successione policroma di piani paesaggistici ancora con la forza di muri invalicabili, di piani a cui lo sguardo deve piegarsi per raggiungere uno spazio di libertà, una realtà aperta e luminosa, verso una proiezione di speranza. La <<Risurrezione>> di Rinaldo Invernizzi sta nel dialogo tra il blu che ospita il bianco, dove la luce si configura esperienza che a sua volta penetra all'interno del paesaggio, si riconduce salvifica lungo la successione dei piani e raggiungere il nostro sguardo, qualifica la nostra percezione visiva; un percorso della Risurrezione a ritroso rispetto al percorso da noi svolto con valore e forma dell'esperienza spirituale dell'arte sacra.

Contributo critico di Pierangelo Sequeri nel catalogo "Rinaldo Invernizzi Paesaggi di Risurrezione":

Lignum Crucis
La via della croce, qui, è interamente racchiusa nella croce stessa. La lunga ricerca di Rinaldo Invernizzi è il percorso di una vera e propria via nella croce, che cerca di entrare in intimità con il luogo in cui tutto l'orrore dell'uomo ostile a Dio si è consumato, insieme con il mistero benedetto della irrevocabile conciliazione che Dio stesso vi ha scritto, con lacrime e sangue, in nostro favore. Consummatum est. L'enormità dell'evento - in tutti i sensi - scaturisce dalla frequentazione del dettaglio. Come se il totale non potesse essere abbracciato, immenso com'è. La croce non può essere afferrata nella sua interezza. La croce sconfina sempre, da ogni lato, oltre la nostra visuale. L'angolo visuale, che ingrandisce il dettaglio, evoca un'immensità di cui indoviniamo la sproporzione. E' la croce post eventum quella che esploriamo, qui: con timore e tremore, ma anche con sguardo carezzevole e grato, intento a non perdere di vista nessun segno. Il Signore ne è già stato deposto. Non da molto. I toni del rosso e i toni del legno allestiscono lo scenario di un'intima compenetrazione. Mors et vita duello, conflixere mirando. Il sangue benedetto vi si è ragrumato, insinuando fra le vene del legno pozze di oscurità, regioni dell'ombra che respinge ogni sguardo. Ne rimangono però anche innumerevoli striature di luce, che accendono gli opachi contorni della scena. In più punti il legno se nè imbevuto: non è più vecchio e rinsecchito, appare nuovo, é turgido di linfa, profuma di taglio fresco. Il dettaglio della croce racconta. Il gerembo della camera oscura a cielo aperto, come una catacomba dell'inabissamento agli inferi del Figio, è contrastato dalla straordinaria vibrazione di una trasformazione in corso, che emana calore. La fonte della luce è duplice, con alterna accentuazione. Una sorgente viene dal di fuoridella scena: accarezza la superficie del legno-pelle con una lama di energia che trasfigura il dettaglio della croce, come fosse un corpo celeste improvvisamente acceso dal riflesso di una fonte luminosa invisibile, che lo estrae dalla morta penombra dello sfondo in cui è immerso. Un'altra sorgente, a ben vedere, è intrisa nella sua stessa materia, trasuda dalle nervature stesse della suoa rigorosità, ne accende l'incarnato vitale, irradia da un centro invisibile - come da un crogiuolo dell'oro - fino al calor bianco. Il dettaglio della croce racconta. Negli angoli della croce, quasi abbozzi di monumentali campiture per una Grrusalemme nuova, si aprono le finestrelle di un cielo che riapre i simboli della luce iniziale tra sole e luna, l'azzurro tenue di una creazioe vergine e pura, il bianco di un libro della storia tutto da scrivere, il verdervio che sconfigge il deserto e l'acquamarina immacolata del grande fiume che scorre eternamente fra gli alberi della vita: <<...un fiume d'acqua viva, limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello. In mezzo alla piazza della città, e da una parte e dall'altra del fiume, si trova un albero di vita che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese; le foglie dell'albero servono a guarire le nazioni>> (Apocalisse, 22, 1-2). Il racconto della croce è compiutamente decifrato nel momento in cui esso si innesta, con lenta ma inarrestabile approsimazione figurale, nell'icona del sacramento che ce ne  viene in dono, fino a che Egli venga.La croce si fa punto di appoggio e grembo: calice in cui si raccoglie ogni martirio della vita donata per amore. La coppa della nuova alleanza è come il fonte di un battesimo per la vita che non muore. <<Siamo stati battezzati nella sua morte>> (Lettera ai Romani 6,3). E' come la cupola di un arcobaleno perenne, che attrae nell'alto dei cieli nuovi, lontano dall'abisso di tutte le perdutezze possibili. << Quando sarò innalzato da terra, attrarrò tutti a me >> (Giovanni 12, 32). Il legno si fa stelo di oro fino, dopo labbraccio finale del Figlio, nella nostra carne esangue. << In forma umana umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte di croce >> (Lettera ai Filippesi 2, 8b). L'inventio crucis del giovane maestro Rinaldo Invernizzi è rigore dello sguardo contemplativo, esercizio dello spirito che interroga con l'intelleto d'amore le superfici e le pieghe del legno della croce, al quale rimangono legati per sempre lo stupore e la commozione - non sentimentali - della fede cristiana per l'inaudita larghezza, altezza, profondità della rivelazione di Dio, che abbiamo toccato, ascoltato e visto nel Figlio. Ne scaturisce, insieme con un segno artisticamente incisivo e originale, l'indicazione di una nuova via per l'icona moderna della contemplazione del mistero sacro. La vitalità della sua meditazione e l'intensità del suo racconto aderiscono alla superficie del mistero rivelato, distillando l'eloquenza elementare dei suoi segni: più profonda di ogni artificioso concettualismo, più emozionante di ogni astratta simbolizzazione. La sua poetica, artistica e religiosa, sfida il pregiudizio della inevitabile frattura fra i segni esteriori e l'intima verità della sua rivelazione. Ma si sottrae anche alla rassegnazione della distanza insuperabile  fra l'evento una volta accaduto e la contemporaneità dei linguaggi, in cui noi siamo e viviamo. Una volta, qui, vuol dire sempre. E per sempre. La modernità del segno si mostra perfettamente in asse con la vitalità del mistero. Tommaso - ed ognuno di coloro che non si aspetta più nulla di <<tangibile>>, dopo la <<morte di Dio>> - allunghi pure la sua mano, qui, e legga le tracce della croce nel Corpo del Figlio. Il Signore è passato di qui. Il Signore è risorto, passando di qui. Il legno della croce conosce la verità e la racconta, per chiunque abbia occhi e orecchi. << Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi>> (Prima Lettera di Giovanni 5,8).

Biografia

Rinaldo Invernizzi nasce nel 1962 a Milano. Si laurea in economia e commercio a Losanna (Svizzera).
Per dieci anni è impiegato di banca a München (Germania).
Nel 2000, decide di lasciare il mondo della finanza e inizia a dedicarsi completamente all’arte, sia con la pittura che scrivendo racconti. Cambiamento radicale che lo porta, nel 2007, a iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Brera, al Dipartimento di Arte Sacra Contemporanea dell’Accademia di Brera a Milano, dove, nel 2012 si laurea. Attualmente è impegnato in un progetto di ristorazione, già ampliamente avviato, nel quale la sua ricerca artistica gioca un ruolo fondamentale: Refettorio; un luogo dove Invernizzi vorrebbe trasformare il concetto di ‘ristorazione’ con la nascita di una quotidianità domestica da vivere e masticare all’interno di un luogo lontano dalle mura di casa, in continuità con la sua ricerca artistica nell’ambito dell’arte sacra.

Principali mostre personali:
2011 Facoltà dell’Italia settentrionale, Milano.
2009 Chiesa di San Martino, Castello Val Solda (CO) - Accademia Contemporanea Milano.
2004 Galleria Nuovo Spazio, Udine.
2001 Galleria Malagnini, Saronno.
Principali mostre collettive:
2010 Pitti Uomo, Firenze
2009 Inverart, Comune di Inveruno. - Accademia Contemporanea, Milano.
2007 Settimana Mediterranea, Camera di Commercio di Milano. - Galleria il Chiostro, Saronno. 

Immagine: Rinaldo Invernizzi, Risurrezione, 2009, olio su tela, cm 70x70. L'opera è stata gentilmente donata dall'artista ad ACC Associazione Culturale Creativa per la raccolta fondi promossa in favore e a sostegno delle attività di ASC Arte Sacra Contemporanea mediante la lotteria a premi "Dona, Gioca, Colleziona Arte" che si è tenuta nella primavera 2013.







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